WATKINS GLEN 74: IL GRAN RIMPIANTO DEL CLAY

La vita di ogni persona, a maggior ragione degli sportivi, è tutto un susseguirsi di treni che passano: fondamentale è farsi trovare nella stazione giusta al momento giusto; ma anche il treno da prendere deve essere indirizzato lungo il binario corretto.
La storia di quest'oggi parla appunto di un treno che per uno dei piloti più generosi e in vista degli anni 70 è passato una volta sola senza, col senno di poi, possibilità di ritorno: Clay Regazzoni e l'equilibrato mondiale del 1974. Con il secondo posto al gran premio del Canada dietro al brasiliano della McLaren Emerson Fittipaldi, lo svizzero si presenta all'ultimo appuntamento in terra americana a parimerito con il rivale.
Per la Ferrari il weekend parte in salita: a causa di varie vicissitudini degne del più tragico Fantozzi, Mauro Forghieri raggiunge l'autodromo solamente dopo le qualifiche, che per le due 312 B3-74 sono disastrose, se si pensa alla loro competitività per tutto l'arco della stagione. Lauda, già fuori dalla lotta iridata è quinto, mentre Regazzoni è solamente nono. Di per sé un risultato deludente, ma a mitigare il sapore amaro del cronometro ci pensa la situazione del diretto rivale dello svizzero, che si qualifica solamente una posizione avanti.
Non tutto è perduto insomma. C'è ancora l'adrenalina delle curve del Glen da ripetere per 59 volte. Tutto può succedere, anche perché non è mai capitato che i due contendenti al titolo arrivino all'ultimo round a pari punti. Il muletto, l'auto di riserva, è per Lauda: la regola dell'alternanza non è stata cambiata nonostante a Maranello, dopo anni di vacche magre, ci si stia giocando un mondiale.
Al via comincia così la lunga via crucis di Regazzoni: nonostante alla fine del primo giro sia dietro a Fittipaldi, il ticinese piano piano sprofonda nelle retrovie, costretto a continue soste ai box mentre il brasiliano, dopo i ritiri di Lauda e Scheckter, si installa in quarta posizione che conserva fino alla bandiera a scacchi; sono tre punti preziosissimi, che lo laureano campione del mondo per la seconda volta, consegnando per la prima volta il titolo piloti alla McLaren. Regazzoni invece conclude la sua miglior stagione undicesimo a ben quattro giri di distacco.
Che cosa è successo in quel fine settimana? Come mai la vettura più costante del lotto è crollata nell'appuntamento decisivo? Negli anni si è sempre discusso molto di questa stagione. Col senno di poi, sembra troppo facile dare la colpa a singoli episodi come l'errore di Montecarlo su pressione del compagno di squadra Lauda, il lungo pit stop in Austria dove nessuno in 40 secondi capisce dove sia il problema della vettura, o la debacle di Monza. Forse non gliel'hanno fatto vincere perché Lauda era amico di Montezemolo? Questa teoria la lasciamo volentieri ai frequentatori del bar dello sport.
Qualcosa però successe. Ricordate il tribolato viaggio di Forghieri? Il direttore tecnico arrivò in autodromo solo dopo le pessime qualifiche. E sapete cosa apprese? Apprese che, come riportato dallo storico Enzo Frangione, l'ingegner Giacomo Caliri, responsabile della squadra in sua assenza, assecondò ogni richiesta dei piloti sulle variazioni di assetto, senza però appuntare nota. Di conseguenza andarono persi i riferimenti dell'assetto base, il punto di forza di quella vettura per tutto l'arco di quella stagione.
Il resto è storia. Fittipaldi vincente, mentre il Clay solo in mezzo a tutti a salutare per sempre quel treno pieno di speranze che mai più ritornerà.
Scritto da Diego Romano
Foto: Repertorio storico