ROLAND RATZENBERGER, STORIA DI UN SOGNO SPEZZATO

La Formula 1 non è solo uno sport. Per alcuni è il sogno di una vita, un obiettivo da raggiungere a tutti i costi, anche sostenendo importanti sacrifici, sia personali che economici. Per pochi eletti significa la gloria di un campionato del mondo, per alcuni qualche vittoria e per la maggior parte solamente qualche piazzamento. Per altri invece questa passione presenta un conto da saldare con la cosa più preziosa che una persona possieda: la propria vita.
Oggi raccontiamo la storia di chi ha incontrato il suo tragico destino in un soleggiato pomeriggio di sabato 30 aprile 1994, Roland Ratzenberger. Nativo di Salisburgo, il giovane austriaco si appassiona fin da ragazzo al mondo dei motori, crescendo con il mito da emulare di Niki Lauda. Dopo aver mosso i primi passi in Germania, Roland decide di correre in F.3 in Inghilterra, terra dove i giovani talenti si mettono in mostra giocando il tutto per tutto per impressionare i talent scout delle scuderie di F.1. Pur ben figurando, non riuscirà a salire sul treno giusto, cosicché la sua carriera si indirizzerà su binari sempre più secondari.
Negli anni successivi si dividerà tra le corse nelle formule minori giapponesi e una manciata di partecipazioni alla 24 ore di Le Mans, nella quale riesce a conseguire una vittoria nella categoria C2 nell'edizione 1993 al volante di una Toyota; dopo anni di gavetta, finalmente arriva una soddisfazione, utile a ravvivare le speranze di un ipotetico approdo nella massima categoria del motorsport, obiettivo che Roland non ha mai per alcun momento deciso di abbandonare.
Il suo sogno si avvera nel 1994 quando ottiene, seppur pagando, un contratto per le prime gare della stagione con una neonata scuderia, la Simtek. Il sogno si scontra però con la dura realtà di una squadra senza esperienza e con mezzi economici limitati. L'austriaco non si da per vinto, iniziando a lavorare duramente per essere pronto in Brasile a qualificarsi; purtroppo il tempo fatto segnare nelle prove non sarà sufficiente per garantirgli il debutto in F.1, ma Ratzenberger non molla, e tre settimane più tardi riuscirà a guadagnarsi il diritto di partecipare al gran premio del Pacifico, ad Aida, scattando dalla casella numero 26. L'obiettivo di una vita è finalmente raggiunto, e il modesto undicesimo posto conquistato, senza errori e sbavature, deve essere considerato un punto di partenza e non di arrivo.
Sulla scia dell'entusiasmo, Ratzenberger arriva a Imola più determinato che mai per artigliare ancora una volta l'accesso alla gara. Sabato 30 aprile, in un soleggiato pomeriggio italiano, l'austriaco è impegnato nel suo giro lanciato, quando all'improvviso un cedimento dell'ala anteriore lo spinge diretto contro il muro all'esterno della curva Villenueve, alla velocità di circa 314 km/h.
L'impatto è violentissimo, la Simtek rimbalza in pista e arresta la sua corsa poco dopo. All'interno dell'abitacolo il pilota non da segni di vita. Estratto dall'abitacolo, l'equipe di medici gli pratica il massaggio cardiaco, ma sarà tutto inutile: quella decelerazione subita gli sarà fatale.
Roland Ratzenberger muore, diventando così il simbolo di tutte quelle persone, sportive e non, che inseguono i propri sogni fino in fondo, anche a costo della vita. Ed è proprio così che lo vogliamo ricordare: come un sognatore che, anche se per poco, ce l'ha fatta.
Scritto da Diego Romano
Foto: Repertorio storico