MICHELE ALBORETO, UN ITALIANO QUASI MONDIALE

MICHELE ALBORETO, UN ITALIANO QUASI MONDIALE

Circuito di Brands Hatch, 6 ottobre 1985. In una domenica dal tipico cielo plumbeo inglese, è in programma il gran premio d'Europa. Al tredicesimo giro una nuvola di fumo avvolge, per l'ennesima volta, la Ferrari numero 27 che rientra ai box in fiamme. E' quella di Michele Alboreto. Con il conseguente quarto posto di Alain Prost, che diventerà così campione del mondo per la prima volta, si spezza così ufficialmente il sogno di rivedere un pilota italiano portare a casa un titolo iridato dai tempi di Alberto Ascari.

Il milanese, nato due giorni prima del Natale 1956, è in F.1 in pianta stabile dal maggio del 1981 quando, per intercessione del conte Zanon amico di Ken Tyrrell, debutta al gran premio di San Marino di quell'anno; la sua gara dura l'arco di 31 giri, prima di finire nella sabbia insieme a Beppe Gabbiani. Nonostante l'esordio, la scuderia inglese lo conferma per tutta la stagione, e anche per quella successiva, nella quale comincia a raccogliere i primi importanti risultati: il primo podio a Imola, in un gran premio corso da sole 14 vetture, concludendo alle spalle del duo Ferrari Pironi-Villeneuve, e la prima vittoria a Las Vegas, superando la Renault di Alain Prost. Rimarrà alla Tyrrell anche nel 1983, e nonostante i limiti di una vettura con propulsore aspirato in una F.1 sempre più votata al turbo, riesce a portarsi a casa un'altra corsa in un altro tracciato cittadino americano, questa volta a Detroit.

I risultati attirano l'attenzione di Enzo Ferrari, che nonostante le sue ferme convinzioni sui piloti italiani, lo vuole a tutti i costi sulle sue macchine. La prima stagione in rosso è tutto sommato positiva, con un affermazione di forza a Zolder, quando Alboreto domina dall'inizio alla fine, con il brivido di una piccola escursione nella ghiaia. Nonostante parecchi ritiri di natura tecnica, l'italiano si toglierà la soddisfazione di giungere secondo nel gran premio di casa a Monza, nutrendo buone speranze per l'anno successivo.

Si arriva così alla stagione 1985. La 156/85 si dimostra nelle prestazioni non molto lontana dalla McLaren MP4/2B; già dal gran premio del Brasile i distacchi non sono più così abissali come l'anno prima, con Alboreto che concluderà vittorioso i gran premi di Canada e Germania, dando filo da torcere ad Alain Prost. Sul finire dell'estate, la situazione in classifica è 56 a 53 per il transalpino; alla Ferrari però succede qualcosa. Enzo Ferrari, pensando di non ricevere lo stesso trattamento, cambia il fornitore di turbine passando dalla KKK, tedesche come la Porsche che forniva i motori alla McLaren, alla Garrett. Un disastro annunciato, un ecatombe di propulsori che non permetteranno al driver italiano di conquistare più alcun punto, permettendo così a Prost di vincere, in quella domenica dal tipico cielo plumbeo, il suo primo mondiale. Laconico il vecchio Ferrari: "a Michele, noi dobbiamo un mondiale".

Sarà questo il punto più alto della sua avventura alla Ferrari e nella F.1 in generale. Nelle successive tre stagioni a Maranello conquisterà ancora qualche podio, prima di ritornare alla Tyrrell nel 1989. Avventura che durerà mezza stagione a causa di diatribe tra gli sponsor tabaccai di vettura e pilota, dovendo poi lottare per qualificarsi con vetture tutt'altro che competitive come Larrousse, Arrows, Footwork, Lola e Minardi, con la quale si ritrerà dal circus alla fine del 1994.

Alboreto non può fare a meno di correre, trovando fortuna negli USA e poi nelle gare Endurance, riuscendo ad agguantare la vittoria alla 24 ore di Le Mans del 1997. La passione per la velocità, la sua compagna di una vita, gli risulterà purtroppo fatale. Morirà durante i test di un prototipo Audi il 25 aprile del 2001, nel giorno di una festa italiana.

E per tutti gli italiani, che fino a quel giorno lo hanno amato e tifato, all'improvviso non ci fu più nulla da festeggiare.

Scritto da Diego Romano
Foto: Repertorio storico

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