GUNNAR NILSSON, IL TALENTO VINTO SOLO DALLA MALATTIA
La F.1 di un tempo è piena di storie lasciate a metà, sospese sul più bello tra ciò che è stato e ciò che sarebbe potuto essere. Tante sono state le carriere spezzate sul più bello da tragici incidenti in pista e non solo. Una sola però è stata interrotta dalla malattia: quella dello svedese Gunnar Nilsson.

A vederlo il pilota sembra tutto tranne che svedese. Capelli neri e occhi scuri, non proprio il rappresentante tipico dei tratti distintivi nordici. Nel paese scandinavo Gunnar è figlio di una famiglia particolarmente agiata che ha fatto la propria fortuna nel campo immobiliare. Una condizione che sicuramente i suoi coetanei gli invidiano. Cosa potrebbe chiedere di più?
Apparentemente nulla, fino a che il brivido della velocità non si impadronisce di ogni cellula del suo corpo. Con l'acquisto di una monoposto di formula Vee Nilsson comincia a muovere i primi passi nell'automobilismo, facendosi notare nelle formule minori. Prima il campionato tedesco di formula Vee, poi la formula 3 tedesca nel 1974 per poi aggiudicarsi il campionato britannico l'anno successivo. Nilsson brucia le tappe, e nel 1976 è pronto per il campionato di Formula 2 al volante di una March. Lo svedese non scenderà mai in pista in quell'anno nella categoria antecedente la massima élite del motorsport.

Questo non perché sia stato immediatamente licenziato, ma perché una scuderia importante di F.1 ha deciso di puntare su di lui, seppur aiutato da una fortunata coincidenza. Dopo la gara di apertura di Interlagos, la Lotus si ritrova senza uno dei suoi due piloti. Ronnie Peterson infatti decide di interrompere la sua avventura con la squadra di Colin Chapman sembra per via di alcuni compensi non pagati, proseguendo la sua stagione alla March. Il manager inglese sembra prediligere la scuola svedese, ingaggiando Nilsson che ha così all'improvviso la sua occasione di correre al fianco dei piloti più forti e veloci del mondo. Nonostante un modello 77 non in perfetta forma, lo scandinavo riesce comunque a salire per la prima volta sul podio, calcando il gradino più basso in Austria, sulle montagne russe naturali dell'Osterreichring.
Perfezionata la 77, Colin Chapman regala ai suoi alfieri il nuovo modello 78, che sarebbe stata l'anticamera della wing car 79 che avrebbe debuttato l'anno successivo, e che avrebbe poi dominato l'intera stagione. Nonostante il compagno di squadra Andretti raccolga più punti rispetto a lui, Nilsson si toglie comunque la soddisfazione di prendersi la sua prima vittoria nel circus. A Zolder, nelle prime battute di gara rimane dietro a Scheckter fino a che il sudafricano della Wolf non parte in testacoda. Passato in testa, lo svedese rientra ai box, ma la sosta dura più del necessario, facendolo piombare nelle retrovie. Inizia così una rimonta da urlo, che lo porta negli scarichi di Lauda, per poi superarlo e concludere alla bandiera a scacchi con ben 14 secondi di vantaggio sul pilota della Ferrari.
Nonostante questo buon risultato, il finale di stagione si rivela in fase calante, concludendo così la sua avventura con la Lotus al Fuji con un'inedita livrea rossa per promuovere nel Sol Levante un marchio di sigarette collegato al main sponsor. Poco male, perché Nilsson ha già trovato il suo posto sulla griglia per il 1978. Accanto a Patrese, sarà il pilota della Arrows, un nuovo team nato dalla scissione di una parte dei componenti e dello sponsor principale italiano del team Shadow.
Quel posto sulla griglia però lo svedese non lo occuperà mai. Come un pugno improvviso allo stomaco arriva una notizia che pesa come un macigno. Gli viene diagnosticato un cancro ai testicoli in fase avanzata. Per cavalieri come lui abituati a rischiare la vita ogni domenica, la voglia di lottare non manca, e lo svedese così si sottopone alle cure di rito, rinunciando forzatamente al suo posto nel team inglese. Lo si rivedrà nel paddock di Brands Hatch, pesantemente provato dalla malattia, ma con ancora il sorriso stampato in faccia. Purtroppo per lui fa in tempo a vedere morire il suo amico Ronnie Peterson, e con una forza incredibile riesce a presenziare alle sue esequie.
Circa un mese più tardi Nilsson raggiunge il suo connazionale, pronto a sgasare per l'eternità insieme agli altri alfieri del volante caduti per la loro passione più grande. Prima di andarsene, Nilsson è protagonista di un grande gesto: scrive di suo pugno una lettera ai suoi più cari amici per invitarli a dare vita a una fondazione per la ricerca contro il cancro. Grazie anche al contributo dei lettori di Autosprint, vengono raccolti corposi fondi per dar vita all'ultimo suo desiderio.
Non c'è che dire. Un pilota con un cuore grande, tanto quanto il suo piede destro che ha tenuto, finché la vita glielo ha permesso, premuto a tavoletta sull'acceleratore.
Scritto da Diego Romano
Foto: Repertorio storico