SPAGNA 96, QUANDO SCHUMI FECE BRECCIA NEL CUORE DEI TIFOSI

SPAGNA 96, QUANDO SCHUMI FECE BRECCIA NEL CUORE DEI TIFOSI

Come tutti i grandi amori, c'è sempre un momento nel quale scocca la scintilla, quando la freccia di Cupido fa centro e la passione ha inizio; e nel caso della lunga storia tra Michael Schumacher e la Ferrari quell'evento è sicuramente il gran premio di Spagna, andato in scena il 2 giugno del 1996.

In quell'anno il tedesco viene accolto a Maranello come l'uomo della provvidenza, un salvatore della patria arrivato con l'unico obiettivo di riportare un titolo iridato che da quelle parti manca dal lontano 1979. L'avventura in rosso non parte proprio sotto i migliori auspici, complice una scuderia, un team, ancora da amalgamare e una superiorità schiacciante della Williams Renault. Da qualche gara però il vento sembra cambiato, con due pole position conquistate a Imola e a Monaco ma che, per una ragione o per l'altra, in gara non si sono concretizzate.

A inizio Giugno si arriva così in Spagna; di solito in quel periodo dell'anno le parole Barcellona e pioggia non stanno nella stessa frase, eppure quella domenical'acqua scende senza sosta, come voler dare una seconda possibilità al Kaiser sul suo terreno di caccia preferito: solo due settimane fa nel bagnato gran premio di Monaco, e dopo una pole position da cineteca, un errore da principiante lo mette fuori causa dopo solamente una manciata di curve, lui che nel passato gran premio del Belgio aveva umiliato con gomme da asciutto nel diluvio un Damon Hill in difficoltà con le coperture da bagnato.

Allo start Michael è ancora una volta è vittima di una partenza non degna del suo nome, addirittura peggiore di quella di Imola; le ruote pattinano talmente tanto che dopo il primo giro è sesto. Là davanti c'è Villeneuve jr., dietro di lui Alesi, un altro mago della pioggia. Hill dimostra una volta in più di non essere a suo agio in condizioni estreme, e dopo due testacoda arriva quello definitivo che lo costringe al ritiro al passaggio numero 10. Mentre il resto dei terrestri fatica a tenere le proprie auto in pista, come fossero ballerine sgraziate e fuori tempo che con difficoltà si reggono in piedi, l'unico che danza perfettamente a tempo con la pioggia è Schumacher, che al nono giro passa il francese della Benetton, e al dodicesimo si libera con una facilità a dir poco imbarazzante del canadese figlio d'arte.

Da quel momento Michael non si fermerà più, guidando la sua vettura come fosse sull'asciutto, sbaragliando la concorrenza a suon di giri veloci di almeno 3/4 secondi più veloci degli avversari. Una cavalcata verso la bandiera a scacchi senza errori e sbavature, conseguendo così la prima vittoria al volante della Ferrari, una vittoria sulla quale, a suo dire, non ci avrebbe scommesso nemmeno un penny, visto il distacco preso durante le qualifiche. L'unica cosa di cui si lamenterà a fine corsa sarà l'assenza del riscaldamento, visto il freddo patito in quelle condizioni proibitive.

Fu un giorno importante quello, perché il piccolo buco provocato da quella freccia di Cupido si sarebbe impadronito, a distanza di dieci anni e grazie anche a tutti i trionfi, non solo di tutto il cuore dei tifosi, ma soprattutto della loro mente, perché nessuno mai si dimenticherà del Kaiser Tedesco e di quando ha conquistato la sua prima "gioia terribile" (come definiva le vittorie Enzo Ferrari) al volante della rossa.

 

Scritto da Diego Romano
Foto: Repertorio storico

F1, SCHUMACHER, Motorsport, GPdiSpagna

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