CARLOS REUTEMANN E QUEL RIMPIANTO TRA CASINÒ E SLOT MACHINES

CARLOS REUTEMANN E QUEL RIMPIANTO TRA CASINÒ E SLOT MACHINES

Tormentato e tormentoso. Così nel suo libro “Piloti, che gente” Enzo Ferrari definiva l’argentino Carlos Reutemann, uno dei piloti più difficili da decifrare, capace di alternare prestazioni da grande campione navigato ad altre decisamente sottotono che, come vedremo dopo, gli costeranno veramente caro.

Lole, come verrà chiamato dai tifosi, e’ chiamato a rinverdire i fasti di un automobilismo sudamericano che ormai da tempo ha perso la sua anima; c’è da dire che il pubblico sudamericano era abituato bene con Fangio, Gonzales e il rimpianto di Marimon; eppure Reutemann parte con il piede giusto, conquistando la pole position con la Brabham al debutto in Argentina, impresa riuscita solo a campioni del mondo come Farina, Andretti e Jacques Villeneuve.

Nonostante le indiscusse doti di guida, c’è sempre qualcosa che si mette di traverso tra lui e il sogno iridato: una Brabham incostante, una Ferrari che e’ al top ma nelle mani di Niki Lauda, e che quando poi ne diventa prima guida l’anno dopo si trova nel bel mezzo del dominio della Lotus 79 a effetto suolo. E quando poi decide di lasciare Maranello per approdare da Chapman, ecco che i valori in pista si invertono, con la rossa campione del mondo nel 1979 e con il modello 80 troppo complicato e ormai superato.

Ed ecco che arriva la parentesi Williams. Dopo un anno di assestamento, nel 1981 arriva a giocarsi il mondiale a Las Vegas, nel parcheggio del Caesars palace. Dopo i fattacci di inizio stagione in Brasile, quando ignora platealmente un ordine di scuderia, l’argentino sa di non poter contare sulla squadra, né tantomeno su Jones, che memore di quell’episodio dichiara che cercherà di essere leale in gara, ma sicuramente non un fido scudiero. Nonostante l’uso del muletto in qualifica, Lole e’ in pole. Mezzo mondiale praticamente già in tasca.

La gara però avrà un’altra storia. Reutemann fin dalle prime battute di gara sprofonda ogni giro sempre più indietro, incapace di reagire e finendo così vittima di se stesso. Sarà purtroppo ottavo, mentre Piquet con il quinto posto gli sfila da sotto il naso un mondiale quasi già vinto.

Nel tempo si sono inseguite parecchie teorie: cambio indurito, squilibrio tra molle degli ammortizzatori all’anteriore e posteriore e, nel complesso, una squadra che ha supportato sempre Jones dice il gaucho triste, altra etichetta affibbiata al sudamericano. Sabotaggio della sera prima, rincara la figlia qualche giorno dopo la morte. Ecclestone sembra dichiarare di aver corrotto un suo fisioterapista per non farlo arrivare in ottime condizioni alla gara.

La cosa certa e’ che questa delusione lo condurrà a ritirarsi a inizio 1982. Dopo la carriera sulle 4 ruote, se ne aprirà una, altrettanto prestigiosa, nel campo politico che lo porterà perfino a concorrere per la presidenza della repubblica argentina.

Forse la strada adatta per un carattere come il suo. Peccato, perché almeno un mondiale se lo sarebbe meritato.

Scritto da Diego Romano
Foto: Repertorio storico

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