ANDREA DE ADAMICH: L'OSPITE DELLA DOMENICA A PRANZO

ANDREA DE ADAMICH: L'OSPITE DELLA DOMENICA A PRANZO

C'è stato un personaggio che per anni è entrato contemporaneamente nelle case di migliaia di famiglie italiane all'ora di pranzo pur rimanendo fisso negli studi di Milano a parlare di motorsport con uno stile impeccabile, inimitabile ed accessibile a tutti. Il suo nome è Andrea De Adamich.

Anche se purtroppo ci troviamo nella situazione di scrivere "era" Andrea De Adamich. Lo storico conduttore si è infatti spento mercoledì scorso a 84 anni, e oggi voglio anche io dedicargli un personale ricordo. Chi vi scrive ha infatti avuto la fortuna di approcciarsi alla F.1 a metà anni 90, più precisamente nel primo anno di Schumacher alla Ferrari. A raccontare cosa succedeva in pista a quel bambino ancora inesperto ma incredibilmente catturato da quella macchina rossa era proprio Andrea De Adamich, oltre a Guido Schittone che ogni tanto abbiamo il piacere di avere ospite. Scrivere solo della sua carriera da telecronista e conduttore è ovviamente troppo riduttivo, perché il friulano è stato negli anni di gioventù un valente pilota la cui carriera merita di essere ricordata.

Il suo approccio alle corse inizia nei primi anni 60, quando un giorno d'autunno acquista una Lola usata per poter gareggiare in Formula Junior. Nel 1963 partecipa alla sua prima stagione di corse, e dopo essere stato notato da Mario Angiolini e dalla sua Jolly Club, il giovane corridore sembra promettere bene e bruciare le tappe; nel 1965 si laurea campione italiano di Formula 3. Il successo genera altro successo, e quello appena conquistato gli apre le porte di un importante marchio che mette gli occhi su di lui: è l'Alfa Romeo, e quando si parla di Alfa non possono non venire alla mente nomi come Nuvolari, Enzo Ferrari, il primo campione del mondo di F.1 Farina, il maestro Fangio. 

Nel corso degli anni Andrea de Adamich lega il suo nome alla casa del Biscione, prima con i successi con una Giulia GTA nel 1966 e 1967 nel campionato europeo per vetture da turismo fino a 1600 cc, e poi nello sport prototipo con il mitico modello 33. Le sue capacità gli valgono verso la fine degli anni 60 alcune partecipazioni nella categoria più prestigiosa del motorsport, la F.1

Nel circus Andrea debutta ufficialmente al volante di una Ferrari nel gran premio del Sudafrica il primo giorno dell'anno del 1968, anche se il suo primo vero tentativo andato poi a vuoto fu a Monza nel 1967 con una Cooper privata dell'Ecurie Filipinetti. Anche in Formula 1 il suo nome è accostato all'Alfa Romeo. Infatti tra il il 1970 e il 1971 corre con McLaren e March spinte dal propulsore T 33, lo stesso montato sulle barchette impegnate nelle gare di durata. Tra il 1972 e 1973 disputa gare al volante di Surtees e Brabham, ottenendo come migliori risultati due quarti posti a Jarama nel 1972 e a Zolder nel 1973.

Quell'anno purtroppo sancisce il suo addio anticipato e non voluto alla massima formula. Siamo a Silverstone, il 14 luglio. De Adamich scatta al volante di una Brabham dalla casella numero venti, al fianco di Jacky Ickx con la Ferrari. Alla fine del primo giro Jody Scheckter mette due ruote sull'erba nel curvone che immette sull'allora rettilineo dei box; il sudafricano è ancora una testa calda, lontano anni luce dall'essere quel pilota razionale e attento che porterà nel 1979 il titolo iridato a Maranello. La sua McLaren parte in testacoda e si pianta in mezzo alla pista. E' l'origine di una tanto pericolosa quanto spettacolare carambola che coinvolge circa una decina di vetture. Ad avere la peggio è purtroppo il nostro Andrea De Adamich. L'impatto gli provoca numerose ferite alle gambe, e lo sfortunato pilota rimane incastrato per quasi un'ora nella monoposto fra atroci dolori che vengono atrofizzati dalla somministrazione di morfina. 

La carriera di pilota è finita, ma la vita quanto meno è salva e gli darà una seconda possibilità come conduttore televisivo. Nel 1991, anno in cui RAI e Fininvest iniziano a spartirsi i diritti di quella stagione, comincia a raccontare le gare con quella sua voce unica e inconfondibile. Nel 1995, quando tutti i diritti saranno ufficialmente di Mediaset, sostituisce in cabina di commento un personaggio che è legato a filo stretto con l'inizio della sua passione dei motori. Perché? Perché quella prima Lola che innesca la miccia del suo amore per le corse gliela vendette proprio Mario Poltronieri.

Scritto da Diego Romano
Foto: Repertorio storico

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