SILVERSTONE 1951, LA PRIMA "GIOIA TERRIBILE" DI ENZO FERRARI

Ogni leggenda ha una genesi, un inizio dopo il quale nulla è più come prima; e per la Ferrari quella ricorrenza è sicuramente quella del 14 luglio 1951, giorno in cui José Froilan Gonzales regala la prima vittoria per la scuderia di Maranello, ai tempi ancora una piccola e giovane realtà artigianale che con coraggio e senza paura cerca di interrompere lo strapotere dell'Alfa Romeo nei primi anni di F.1.
La casa del Biscione ha vinto tutte le gare fino a quel momento disputate della neonata categoria (ad esclusione della 500 miglia di Indianapolis formalmente in calendario), ma da qualche tempo il granitico muro della casa milanese sta lentamente scricchiolando sotto la pressione e i piccoli colpi inferti dalla squadra fondata da Enzo Ferrari pochi anni prima; manca però il grande colpo finale.
Siamo a Silverstone, il tracciato che solo un anno prima ha tenuto a battesimo la nuova Formula 1. Nelle qualifiche l'argentino Gonzales, chiamato da qualche gara per sostituire Piero Taruffi, fa segnare il miglior tempo di un secondo migliore rispetto al connazionale e maestro Juan Manuel Fangio. Alla partenza però a sorpresa è l'Alfa Romeo di Felice Bonetto a prendere la testa della gara; la sua leadership dura solamente un giro, quando è superato dal sudamericano della Ferrari, che a partire dalla seconda tornata ingaggerà un duello con il connazionale dell'Alfa Romeo che di fatto estrometterà il resto dei partenti. L'Alfetta 159, dotata di un turbocompressore, consuma molto più carburante rispetto alla 375 con propulsore aspirato; ai box della Ferrari lo sanno e, dopo essere partiti con un quantitativo di carburante minore rispetto ai rivali, riescono a calcolare la perfetta quantità di benzina da immettere a Gonzales nel momento della sosta ai box per permettere al pilota di mantenere la testa della corsa, grazie anche ad una sosta più rapida: a differenza dell'Alfa, costretta a imbarcare circa 300 litri usando una pompa a pressione, i meccanici di Maranello usano un più comodo imbuto per inserire circa la metà del quantitativo degli avversari. La strategia si rivela perfetta e il Cabezon tira dritto verso la vittoria, nella sua inconfondibile posizione di guida con testa bassa e peso in avanti, interrompendo il dominio Alfa Romeo e iscrivendo per la prima volta il nome Ferrari nell'albo d'oro dei gran premi.
Non presente a quel gran premio, Enzo Ferrari viene informato telefonicamente della vittoria della sua macchina, e nel suo libro "Ferrari80" dichiara: "...piansi di gioia, ma mescolai alle lacrime di entusiasmo anche lacrime di dolore, perché quel giorno pensai: io ho ucciso mia madre". D'altronde, come scriverà in una risposta ad un telegramma di congratulazioni per il mondiale 1952, Enzo Ferrari per la sua Alfa nutriva ancora "l'adolescente tenerezza del primo amore, l'immacolato amore per la mamma".
Questa è la storia della prima vittoria del Cavallino Rampante; a questa ne seguiranno altre 237, andando ad alimentare un mito ad oggi unico nel suo genere. Perché, sempre come diceva il Drake, "la passione non si può descrivere, la si può solo vivere".
Scritto da Diego Romano
Foto: Repertorio storico