FERRARI, IL VERO PROBLEMA!

FERRARI, IL VERO PROBLEMA!

Negli ultimi mesi, il dibattito tecnico attorno alla Ferrari di Formula 1 si è intensificato, alimentato da osservazioni empiriche durante test, prove libere, qualifiche e gare. Alla base della discussione vi è una supposizione ormai quasi data per certa: la Ferrari è costretta a viaggiare ad un’altezza da terra superiore a quella ideale di funzionamento. Questo compromesso tecnico impatta direttamente su molteplici aspetti dinamici della monoposto, dalla frenata alla trazione, passando per il comportamento globale in pista.

Il Caso Hamilton e i Problemi in Frenata

I primi segnali si sono manifestati già dai test invernali in Bahrain. Lewis Hamilton, appena approdato in Ferrari, ha lamentato difficoltà in frenata, in particolare alla curva 13, una destra in discesa che apre il terzo settore. Molti hanno ipotizzato problemi legati a differenze tra i fornitori dei freni (Brembo vs Carbon Industries) o alle caratteristiche del freno motore tra power unit Mercedes e Ferrari. Tuttavia, queste spiegazioni risultano poco convincenti: un pilota del calibro di Hamilton, con oltre 100 vittorie e pole in carriera, possiede l’esperienza e la sensibilità per adattarsi rapidamente a qualsiasi sistema frenante.

Più plausibile, invece, è un’analisi basata sui principi della dinamica veicolare. In frenata, la massa della monoposto si trasferisce verso l’asse anteriore. Questo spostamento di carico è fondamentale per ottenere una frenata efficace e deve avvenire entro un certo lasso di tempo. Se troppo rapido, può destabilizzare il retrotreno; se troppo lento, allunga gli spazi di frenata. Ed è proprio questo che sembra accadere alla Ferrari: un trasferimento di carico tardivo che genera una frenata inefficace, percepibile anche alla Rivazza 1 di Imola.

Sospensioni, Altezze e Setup Compromessi

A questo si collega un altro elemento chiave: l’altezza da terra. Se la monoposto è costretta a viaggiare più alta per evitare di danneggiare il fondo o il plank (come visto nel GP della Cina), si altera il comportamento sospensivo. Ferrari sembra aver risposto irrigidendo la sospensione posteriore, nel tentativo di “bloccare” il cedimento oltre un certo limite.

Ma questo compromesso ha un prezzo: la monoposto diventa “legata”. La rigidità al posteriore compromette la trazione e, nel caso specifico, rallenta il trasferimento di carico necessario per una frenata efficace. Inoltre, si perde reattività sia in ingresso curva che in fase di accelerazione, rendendo la vettura imprevedibile e poco efficace in condizioni limite.

Le Sospensioni Posteriori e le Geometrie Variabili

È qui che entra in gioco l’evoluzione attesa: una nuova sospensione posteriore. Ferrari, come altre scuderie, dispone di braccetti con geometrie variabili che permettono di regolare l’altezza minima da terra in fase di trazione. Non si parla della taratura delle molle, ma dell’inclinazione dei bracci sospensivi, vera chiave per controllare la compressione del retrotreno senza toccare il fondo.

Modificare queste geometrie, però, non è semplice. I bracci sospensivi delle moderne F1 sono anche elementi aerodinamici, strettamente interconnessi con beam wing, diffusore e ala posteriore. Una modifica a questi componenti richiede quindi una riprogettazione complessiva dell’intero pacchetto aerodinamico posteriore, non semplicemente un intervento meccanico localizzato.

Conclusione

La Ferrari 2025 si trova oggi a dover affrontare un compromesso tecnico pesante: mantenere un’altezza da terra maggiore per evitare squalifiche e danni al fondo, a discapito però della reattività, della trazione e soprattutto della frenata. La soluzione potrebbe arrivare da una revisione della sospensione posteriore, con nuove geometrie dei bracci che permettano una gestione più efficace del carico e dell’altezza in trazione.

In attesa degli sviluppi tecnici previsti, resta l’impressione che il problema non sia la capacità di adattamento dei piloti, bensì l’impossibilità della vettura attuale di offrire un comportamento prevedibile e reattivo. Una situazione complessa, che richiede interventi strutturali e non semplici regolazioni di fino.

Un’analisi frutto dell’osservazione attenta e della conoscenza della dinamica delle monoposto: un contributo da pilota e appassionato, nella speranza che la rossa ritrovi presto la sua competitività.

Scritto da Andrea Raiconi
Foto: Analisi Taecnica F1, Motorsport.com

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